la gaia educazione

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mercoledì 26 aprile 2017

Gramellini, la memoria e i 5 stelle



La schiera dei detrattori del ’68 si allarga sempre di più, forse anche perché aumentano a dismisura quelli che hanno idee molto pallide intorno a cosa si sia trattato.

Pur di far polemica con il Movimento 5 stelle Massimo Gramellini invoca, dalla sua rubrica Il Caffè, in questo caso davvero troppo ristretto e cicoreccio, la triste pedagogia della fatica e del nozionismo, tanto per controbattere alla proposta dei pentastellati di consentire agli studenti, durante la prova di matematica della maturità, di poter consultare il manuale di formule.

Fortunatamente, anche se si tratta ovviamente di un inciso ironico, il nostro moralista di punta afferma egli stesso di essere un “bieco conservatore”, nel perorare la causa, già ministerialmente attestata, che la memorizzazione, anche gratuita, deve sempre avere la meglio. Non contento di portare acqua al mulino delle Mastrocola e del coro di altri “biechi conservatori”, senza arrivare a dileggiare Don Milani, si limita a profetizzare la rivendicazione del “6 politico” ad opera del Movimento 5 stelle, che elegge a prosecutore del 68 (del che dovrebbero considerarsi onorati) un 6 politico usato ovviamente come strumento di dileggio (il “voto di cittadinanza” secondo il brillante retore della Stampa), evocato in modo del tutto decontestualizzato dal periodo di lotte di ben più ampio respiro che negli anni 60 segnò la fine di una istruzione selettiva e classista, per breve tempo ahinoi.

Resta il problema di questa levata di scudi per una restaurazione dei consueti feticci dell’istruzione tradizionale. Occorre ricordare ancora una volta (a tutti questi sedicenti esperti della cultura dell’educazione), che non esiste apprendimento puramente mnemonico, se non è rafforzato dal cemento emotivo della motivazione. Quando si apprende puramente a memoria e solamente per compiacere una richiesta non condivisa (come accade nella maggior parte degli apprendimenti scolastici), l’apprendimento, che si deve allora chiamare, secondo una dicitura coniata da chi di questa cose si intende (si vedano gli studi di Meltzer, Harris, Bion degli anni 70 e 80 ecc.), “per sottomissione ad un persecutore”, si rivela debole, inconsistente e destinato ad un rapido dissolvimento. Certo, ripetute sanzioni possono produrre alla fine una incisione a vivo che contribuirà a consolidare la memorizzazione, non disgiunta però da un odio profondo più o meno consapevole per quello stesso apprendimento o addirittura per l’apprendimento in genere (almeno quello impartito da un’istituzione sanzionatoria e vessatoria come quella scolastica).

Imparare a memoria formule matematiche è certamente un esercizio interessante per un corpo di teste di cuoio della matematica, molto meno per chi deve scoprire e nutrire i propri talenti, che inevitabilmente assecondano le leggi passionali e non quelle dell’inculcamento percussivo.

A Gramellini, che di sicuro avrà avuto modo, prima o dopo il periodo della sua istruzione, di appassionarsi a qualcosa, non potrà sfuggire che l’unico apprendimento che si conserva nel tempo è quello sostenuto dall’interesse attivo, dalla curiosità e dal desiderio, condizioni che lo renderanno oggetto di “studio” in senso latino, e che lo porteranno a essere metabolizzato in senso profondo e originale nella personalità singolare del soggetto implicato nel suo apprendimento.

Memorizzare gratuitamente formule o date può essere un simpatico esercizio ascetico del cervello ma raramente costituisce un pezzo significativo della formazione umana, checché ne abbiano detto Eco o tanti altri. E’ vero il contrario, e cioè che si impara e memorizza veramente, e non per il tempo di una prova, quale che sia, matura o immatura, solo quando qualcosa, nel caso anche una formula o una data, ha suscitato il nostro interesse ed è stata sottoposta ad un ripetuto e appassionato lavoro di appropriazione e comprensione.

Lasciamo poi stare il 68, o, se proprio lo vogliamo giudicare, che lo si faccia con l’attenzione che un periodo complesso e così ricco di innovazioni e di mutamenti anche radicali ha portato con sé, e non con le battute piuttosto ignoranti della nuova falange dei “biechi conservatori”!